Il Festival Barocco? Una boiata pazzesca!
Una fantastica estate. Non so se tutti se ne sono accorti ma qualcosa è cambiato questa estate. Ora che è finita, è forse il caso di fare una riflessione. Anche provocatoria. Dall’anno domini 2010 nessuno potrà più dire: “A Viterbo non succede mai nulla!”. Giuro che se qualcuno lo dice gli do un calcio sugli stinchi.
A parte le battute. Una cosa è certa: una estate densa di eventi culturali globalmente di ottimo livello come questa non s’era vista mai.
Alle volte, va detto, fatti quantitativi hanno risvolti qualitativi inaspettati. Ed è quello che è accaduto questa estate a Viterbo. Tuscia Operafestival e Caffeina sono state le due strutture organizzative di eventi culturali e spettacolo protagoniste della svolta.
Non si è trattato di un evento, di due eventi ma di una miriade di iniziative. Ovviamente ci sono state anche altre iniziative interessanti. Alcune nascenti come Medioera. Altre consolidate. Basti pensare a quelle dedicate al cinema. E poi le tante che i vari comuni della provincia organizzano. Penso a eventi come il Fescennino d’oro. Ma ce ne sono veramente tante.
Per chi, come me, ha passato gran parte della sua vita in questa città il tutto ha dell’incredibile.
Quando ho visto i programmi di Tuscia Operafestival e Caffeina sono stato costretto a uscire dalla città e rientrare per vedere se avessi sbagliato qualcosa. Ma i segnali stradali dicevano proprio “Viterbo”. Non Roma. Non Milano. Incredibile.
Io ritengo che per quello che è accaduto si deve dire grazie a molte persone che hanno lavorato per la realizzazione delle due kermesse. Penso che questa fioritura sia anche frutto di un risveglio graduale della città che forse parte da lontano.
Insomma, il mio grazie personale va a Claudio Ferri e Stefano Vignati da un lato e ad Andrea Baffo e Filippo Rossi dall’altro.
La questione però ora mi sembra essere questa: è in grado la classe dirigente viterbese di dare un senso al tutto? I privati hanno fatto la loro parte, ora si è capaci di rigiocarsi a livello nazionale una serie di iniziative di questa portata?
Questa provincia ha una “testa” capace di giocare sul tavolo nazionale la serie di iniziative incredibile che c’è stata e spero ci sarà anche il prossimo anno? Viterbo è diventata una capitale di cultura e d’arte, come si fa far uscire questo fatto dalle mura definitivamente? Non basta. Provincia e comune, come diceva in un suo articolo Antoniozzi, sono in grado almeno di coordinare la massa di eventi che per tutta l’estate si sono susseguiti?
Sono in grado di dare al tutto un senso globale spendibile sul piano dell’immagine della provincia? Magari anche con ritorni sul piano turistico – economico. A proposito di economia.
Va detto che globalmente, da quanto si è capito, Caffeina e Tuscia Operafestival costano agli enti molto meno, per dirne una, del Festival barocco.
Se è vero che il Festival Barocco costa 300mila euro, come ha spiegato sulle colonne di Tusciaweb un solerte e acuto funzionario della Provincia, quella baracca va chiusa. Prima che qualcuno sia costretto a dire veramente: il Festival barocco è una boiata pazzesca. Non me ne voglia Antoniozzi…
Ovviamente sento già lo starnazzamento degli intellettuali raffinatissimi ma incapaci che sentenziano: ma come si fa a dire una cosa simile…
Beh, io vengo dalla scuola di Don Milani e di Popper, mi verrebbe da dire, e sono abituato a dire ciò che penso. Anche se è intellettualmente disdicevole e fuori moda.
La politica culturale di una provincia e di un comune capoluogo non è la stessa cosa di ente di ricerca musicale. Si occupi di cultura e spettacolo chi ne è capace, quindi. Non gli pseudointellettuali.
Di relitti culturali in provincia ce ne sono tanti ed è inutile far loro la respirazione bocca a bocca. Volete un esempio: il premio Cardarelli, ormai affossato definitivamente.
Va detto ai politici, agli amministratori, di avere coraggio. Di non farsi impressionare dall’ultimo intellettuale o pseudo tale che per un suo capriccio vuole a tutti i costi tenere su questo o quel baraccone. Ripeto la politica culturale di una provincia non ha le stesse logiche di un centro di ricerca.
E non si possono spendere 300mila euro di denaro pubblico per un evento che attira 2700 persone globalmente. Cioè nulla. Come accade per il Barocco.
Insomma nessuno deve farsi intimidire dagli pseudointellettuali, spesso incapaci di comunicare e non in grado di organizzare eventi culturali e spettacoli. Che sono tali solo se hanno un loro pubblico.
E poi se c’è qualcuno che ritiene veramente che la sua scatola delle meraviglie è formidabile può sempre spostarsi in campi più coltivabili. Se uno ha una scatola delle meraviglie, sicuramente troverà asilo in qualsiasi comune italiano…
Gli organizzatori, veri, di cultura e spettacolo sono animali rari. Non basta avere un insegnamento all’università o qualche articoletto di plauso sul Corriere della sera o su Repubblica. Non basta. Bisogna saper creare eventi che abbiano la forza di imporsi.
Alla storia che le cose di qualità sono solo di élite non ci crede più nessuno.
Ultima questione: la torta di finanziamenti pubblici.
Già li vedo i vari organizzatori di questo o quell’evento che si lamentano perché alle due strutture che io ritengo fondamentali sono stati dati più finanziamenti.
Il problema è che questi intelligentissimi intellettuali e straordinari organizzatori pensano ai finanziamenti come a una torta finita. Per giunta sempre più piccola vista la crisi e i tagli del governo agli enti locali.
Io credo che questo sia un modo di vedere, mi scusino gli intelligentissimi intellettuali, a dir poco miope.
Se la classe dirigente di questa provincia avesse il coraggio, non di mettere il cappello su questa esplosione di iniziative, ma di darle un senso sul piano nazionale, la tortina di finanziamenti potrebbe diventare qualcosa di molto, molto più consistente per tutti.
Basti pensare che si potrebbero raggiungere sponsor di livello nazionale. Dalla Fiat in giù.
Un’ultima cosa. Al di là della cose dette, è possibile aprire un confronto serio e trasversale sulla politica culturale di questa Provincia?
Non farlo sarebbe un delitto, proprio per quello che è accaduto in questa straordinaria estate.
Carlo Galeotti
Letto, 735,691 volte Cultura, Piccole riflessioni, Spettacolo
Stiamo parlando di arte ma cerchiamo di farlo tutti in maniera pragmatica e grazie al contributo di tutti i commentatori, e quindi un grazie a tutti per l’apporto di idee e in particolare a Galeotti per la “provocazione” che ha innescato la discussione. Veniamo al punto: ci sono in campo tante iniziative tutte di sicuro valore, alcune in fase calante e altre in fase di espansione, altre da rivedere un po’ come la stagione estiva di Ferento. Comunque, uniamoci allo stupore di Galeotti, tutto questo è veramente accaduto! Godiamoci Caffeina e il TOF e speriamo che si consolidino sempre più in futuro, e lo stesso dicasi per il Jazz e altre iniziative simili nella provincia. Ma non liberiamoci troppo in fretta del Festival Barocco! Antoniozzi docet. Ma qualcuno dirà: e i soldi? Ragioniamo su un fatto. Al di la del successo di questa iniziativa e all’insuccesso di quella il vero problema da affrontare ora e subito è quello di una regia, di un coordinamento, di una strategia comune, di una oculata visione della distribuzione delle forze in campo, di una pianificazione manageriale, il tutto mirato a creare un sistema “cultura” a Viterbo, al cui volano si potrebbero accodare altre iniziative. Prima cosa da fare: non concentrare tutto in pochi giorni! Molte sere c’è l’imbarazzo della scelta. Poi finisce tutto insieme. L’estate è lunga ed è arduo passare da un concerto di musica classica alla sagra del cinghiale quando l’alternativa è quella della bistecca o delle lumache. Con tutto il rispetto. E poi non si capisce per quale motivo chi va ai concerti di musica classica debba snobbare quelli di musica barocca. Ha ragione Antoniozzi a dire che c’è un grosso problema di comunicazione, non solo cartellonistica. Insomma: la “COSA” è partita, ora ci vuole COORDINAMENTO, VISIONE STRATEGICA, MANAGERIALITA’. E poi vedrete che il Festival Barocco si riprende, e si trovano anche i soldi.
Scusate eh, ma se parliamo del Festival Barocco e della sua ipotetica cancellazione, la polemica sull’importanza della musica classica mi sembra un po’ fuori luogo, perchè si dà il caso che una delle due manifestazioni estive di successo di cui si parla sia proprio il Tuscia OperaFestival, che propone musica classica nella stragrande maggioranza dei suoi appuntamenti.
Così come mi sembra -in questo caso- poco pertinente anche il discorso sul valutare le cose dal punto di vista del gradimento numerico del pubblico, perchè qui stiamo parlando di CAFFEINA e di TUSCIA OPERAFESTIVAL, insomma siamo già nell’ambito degli eventi culurali con un minimo di spessore, quella del Grande Fratello e simili mi sembra una fase del tutto superata, perlomeno a giudicare da come si presenta la discussione di questi giorni sugli eventi culturali viterbesi.
Caro Galeotti, sarai pure il direttore di Tusciaweb ma perché rimandarci al tuo blog? Un bell’editoriale con lo stesso contenuto che ti costava? Comunque stavolta dissento quasi su tutto e se il tuo scopo era quello di farci arrivare a leggere la proposta finale ci sei riuscito e quella è una delle poche cose che condivido. Tu metti sullo stesso piano Caffeina e Tuscia Opera Festival e continui a sperticarti in lodi. Su Caffeina, lasciami dire che ha offerto TANTISSIMO e di GRANDE QUALITA’ ma magari spalmare gli stessi eventi su tre mesi invece che tre settimane ci permetterebbe di non sentire la “morte civile” che rischia di scendere su Viterbo alla fine di questa estate. Sul T.O.F. invece tante luci ma anche tante ombre fra eventi che qualitativamente stanno fra l’ottimo e l’abborracciato (io non riesco a perdonare il TROMBONE -in ogni senso- e qualche altro orchestrale che ha massacrato il Bolero di Ravel e mi fermo per carità di patria… ). Il Festival Barocco invece è sempre stato “di un’altra categoria” e la “colpa” degli organizzatori, semmai, è quella di non aver saputo coinvolgere il grande pubblico, ma d’altronde, con la cultura musicale che c’è in Italia, più di tanto non si può avere. Sopprimere il Festival ti sembra la soluzione? Ma io voglio che Jordi Savall suoni in Piazza del Comune! Scommettiamo che la gente ci viene a sentirlo? e magari si mette a ballare sul suono delle danze del Cinquecento? Cmq grazie per la “sveglia”. Parlarne è sempre meglio.
Non sono uno snob, ciò nonostante ritengo che non può essenci corrispondenza tra eventi culturali e numeri: l’arte, la scienza, e la conoscenza in genere non sono democratiche (nel banale senso quantitativo in cui si intende perlopiù la democrazia)e poco hanno a che vedere coi risultati quantitativi. Eppure sono daccordo con Galeotti, magari per motivi diversi. Infatti il festival barocco mostra i propri limiti, e non tanto per la scarsa affluenza, bensì per la supponenza con cui lo si sostiene e per essere diventato il banale orticello che è.
Saluti
Caro Carlo,
condivido in pieno il tuo intervento. Su i due eventi che tu hai definito i migliori in assoluto, non credo che ci sia niente da eccepire, se non qualcuno che ha posto continuamente il dito sul fatto che Caffeina doveva essere necessariamente di destre. A mio modo di vedere Caffeina ha portato a Viterbo personaggi che non ci saremmo mai sognati di poter conoscere personalmente, e pertanto nulla conta cosa loro condividano politicamente, ma quanto è alto il loro spessore.
Personalmente mi dispiace per la “Conserva delle Nevi” che è approdata ad altra città ma che a Villa Lante è sempre stata una bella iniziativa.
Daniela Bizzarri
Sono un appassionato di musica classica ed in particolare di quella barocca suonata con gli strumenti originali (c.d. filologia musicale).
Se ho ben capito mancano i soldi per il Festival Barocco: si potrebbero ridurre i costi oppure lavorare sul marketing in modo che l’evento di autofinanzi … io cambierei anche il nome: Tuscia Baroque Festival mi piace di più!
Caro Carlo, come al solito sei lucido, attento e preciso nella tua analisi che condivido pienamente. Un grande BRAVO. Ciao Maria
Caro direttore la ringrazio per aver aperto la questione soldi nella cultura …. le sue sono parole sante… spendere 300.000 euro per attrarre 2700 persone è una cosa assurda ed offensiva nei confronti di tutti quelli che operano in questo settore.
Chi le scrive ha l’onore di dirigere il Tuscia in Jazz Festival e visto che di conti si parla voglio rendere pubblici i nostri.
Il tuscia in jazz, che ha portato 50.000 spettatori nella provincia nel 2010 è costato circa 150.000 euro. Abbiamo realizzato oltre 130 concerti tra cui 7 esclusive mondiali e portato i maggiori artisti del panorama internazionale nella provincia. I concerti sono stati TUTTI AD INGRESSO LIBERO.
Abbiamo ottenuto, ad oggi, dalla regione e provincia 0 euro e dunque non siamo costati nulla agli enti.
I 150.000 euro sono per 70% ottenuti da sponsor il 20% dalle iscrizioni ai nostri seminari ed il 10% dai comuni interessati dall’evento.
Risultato siamo considerati uno dei più importanti eventi per il jazz in italia ed europa, siamo stati chiamati dal jazz at lincoln center a rappresentare l’italia durante il columbus day, e il comune di la spezia, il parco delle 5 terre e il comune di sarzana ci hanno chiesto di realizzare tre importanti festival in liguria.
La mia domanda è: Come è possibile che noi a costo zero per il pubblico otteniamo tali risultati ed i nostri eventi sono tutti gratuiti?
forse è veramente ora di aprire questo tavolo e forse è ora che i conti, specialmente quando interessati dai finanziamenti da parte di enti, siano resi pubblici.
un consiglio mi piacerebbe conoscere i compensi dei vari eventi culturali da lei citati o in provincia.
il mio è pari a ZERO ossia come direttore non percepisco un solo euro di compenso… e gli altri?
Grazie per avere finalmente aperto questo vaso di pandora.
Italo Leali
Bravo Carlo! Hai centrato il problema. Viterbo ha imboccato una strada che sarebbe auspicabile possa andare sempre più avanti!!Certo, le presenze di giornalisti e scrittori andranno meglio bilanciate, ma le manifestazioni dell’estate viterbese hanno la possibilità di “sfondare” oltre il nostro confine provinciale e regionale. Bisogna unire le forze e le capacità, non arroccarsi sul ” ci pensi chi di dovere”, ma darsi da fare tutti, a cominciare da chi ama denigrare, per principio, perché VITERBO diventi un nome, un luogo, a cui puntare, dove recarsi, per assoporare le belle iniziative culturali ed artistiche
Il rapporto costi/benefici andrebbe sempre considerato da un amministratore, ma non dovrebbe risultare alla fine l’unico elemento decisivo per le sorti di una manifestazione. Altrimenti potremmo anche domandarci – se e’ solo il numero a contare – come mai nella Tuscia alla cultura venga dedicato (ipotesi) venti, e allo sport tre. E parlo di sport di base, non di squadre di calcio di serie A. Se il Festival Barocco costa un botto di soldi, si trovi il modo di rientrare in preventivi piu’ consoni a periodi che si dice essere di crisi, ma cancellarlo perche’ i viterbesi non ci vanno – e al contrario si muove un appassionato forestiero, con le immaginabili ricadute (che vanno dal panino+minerale al soggiorno in albergo con cena al ristorante) – mi sembra francamente un controsenso. Anche perche’, diciamocela tutta, i soldi alla fin fine escono fuori per tante cose (di piu’ o meno discutibile importanza), e vedrete che bastera’ solo ridisegnare la torta per far campare bene tutti. Al momento suddetta torta somiglia molto a un profiterol che viene tagliato in orizzontale, e non solo: chi fa le cose per tempo, arriva prima, e …si becca il solitario bigne’ di punta. Altri si presentano alla fine, e anziche’ raccogliere le briciole si portano via lo strato piu’ consistente e appetitoso!
Non sono d’accordissimo nello stabilire una proporzione diretta tra spettatori e costo di un evento culturale (o almeno non in maniera assoluta). Se così fosse dovremmo finanziare solo partite allo stadio (o corride spagnole), feste della birra e simili. La musica classica, il teatro, la lirica, concerti jazz e simili hanno sempre attirato meno persone rispetto ad eventi di massa, ma sono sicuramente eventi culturali che meritano attenzione. La cultura dell’estate ben venga, ma che duri anche d’inverno, che sappia dimostrare che è capace di cambiare le coscienze. Altrimenti è solo di superficie. Sentire Saviano mi ha fatto molto piacere, ma i Viterbesi si sono fatti delle domande poi o hanno applaudito solo perché in fondo in fondo è un demiurgo alla moda (oltre che dire cose giuste)? Eliminiamo la musica classica perché attira poco? Ma il compito della cultura non dovrebbe anche essere quello di educare e divulgare? Se cancelliamo la musica classica, saranno ancora di meno (o sempre quelli) a seguirla. La cultura non avrà adempiuto fino in fondo al suo compito. Se poi vogliamo dire che i costi erano troppo alti… andiamo a vedere perché
parole sante !!!! Hai ragione da vendere.
Stefano
Non so dire se appartengo alla schiera degli pseudo intellettuali, nessuno me l’ha mai rinfacciato. Anzi, ad essere precisi, nessuno si preoccupa granchè delle mie opinioni. Ma sono rimasto colpito dalla considerazione che una iniziativa culturale è tale solo se ha un suo pubblico. E’ indubbiamente vero che mettere in piedi una qualsivoglia iniziativa per un pubblico assente e giusto per assecondare il narcisismo di qualcuno, non è certo cosa intelligente. Ma attenti ad usare il metro del pubblico per valutare una iniziativa. E’ proprio su tale principio che nascono e prosperano i Grandi Fratelli, le Isole dei vari imbecilli, e via dicendo che risponderanno pure ad una qualche freudiana esigenza dell’umana bestia, ma di certo non mi sento di dire che fanno cultura, anzi! Sono d’accordo: quello è divertimento – o enterteinment, giusto per uniformarsi alla moda di nascondersi dietro le parole di cui gran parte della gente ignora il banale significato – ma divertirsi con la volgarità, la stupidità e la superficialità, alla lunga finisce per fare cultura, o meglio non-cultura. Il che, la storia ci insegna, finisce per combinare danni a non finire.
Insomma: se è vero che la preferenza di miliardi di mosche per la merda non la trasforma in Nutella, è altrettanto vero che non può essere il volume degli incassi a qualificare la validità culturale di una iniziativa.
Con questo non intendo assolutamente sminuire le iniziative di questa estate. Da ex viterbese (ma sempre legato alle radici) seguo queste cose ormai da lontano e grazie ad internet. Ai tempi in cui non ero un ex – ormai piuttosto lontani – il massimo culturale era il teatro una volta al mese (ma non sempre) ed i concerti dell’Agimus. Vedere (sempre da lontano) tanti fermenti fa piacere al mio cuore di ex e ben vengano tutti. Capisco che i soldi, maledettissimi soldi, non sono infiniti ma amche qui attenti, che quando i soldi nella cultura diventano troppo determinanti, ho seri dubbi che stiamo parlando di vera cultura.
Tanti anni fa, a Viterbo, un gruppo di esaltati(di cui ho avuto l’onore di far parte) teneva in piedi il Sottobanco, un giornaletto studentesco senza una lira ch’era una lira e secondo me riusciva lo stesso a fare cultura.
Lo so: i tempi sono cambiati. e per sapere questo mi basta guardarmi allo specchio e non mi sogno certo di paragonare quattro pagine stampate a Stefano Bollani. Ma siamo sicuri che la mercificazione spinta della cultura sia un progresso?
Ho molti dubbi e questo fa di me forse uno pseudo intelletuale e certamente un ingenuo. Però sono così stufo di performanti(!), superefficienti e superaccessoriati venditori (che questo sono) di modernismo che preferisco godermi la mia ingenuità.
Bravo Carlo, ottimo intervento!