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Il sindaco Carai
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Riceviamo e pubblichiamo -
Le donne dell’associazione Erinna che gestiscono il Centro Antiviolenza a Viterbo sono pienamente d’accordo con quanto espresso da Miranda Perinelli della segreteria provinciale Cgil di Viterbo.
La notizia della scelta dell’amministrazione di Montalto di Castro di aiutare economicamente i presunti stupratori ci ha lasciate senza fiato.
All’epoca dei fatti ci trattenemmo dal proferire parole e invettive per rispetto alla ragazza che, come al solito, era fatta velatamente oggetto dell’usuale giudizio delle comunità.
Un giudizio che mette da sempre in dubbio il comportamento della donna: è la donna che, anche se coperta fino ai piedi, ha guardato, ha sorriso, non doveva trovarsi lì, era tardi, non ha urlato adeguatamente per cui ha provocato ciò che le è successo ed è sua la colpa… “se lo è meritato”.
Basta. Non è più tollerabile questo tipo di atteggiamento e noi chiamiamo in causa tutto il paese, visto che è rappresentato da tale sindaco, per chiedere, a tutti, genitori degli indagati compresi, cosa fate per i vostri ragazzi e le vostre ragazze?
Cosa trasmettete loro? Cosa fa questo paese, ma tutti i paesi, e non solo di questa provincia, per prevenire le manifestazioni di violenza, per educare al rapporto tra i sessi.
C’è un programma nelle scuole primarie e secondarie che aiuti le giovani generazioni a percepire l’altra e l’altro come una persona che dà e riceve affettività e con cui si compete e si confligge anche, ma sempre nel rispetto dei diritti e della dignità?
Cosa possono imparare da questo doloroso episodio se non altro che, nei confronti del bel pensare dei paesani, possono farla franca, che anche se una ragazza, poi, dice di no il suo no non ha valore, lei è un oggetto da usare.
Cosa possono imparare se non che il loro animalesco comportamento è tollerato, giustificato, che non esiste l’auto-controllo, che non esiste il rispetto della persona e del suo corpo.
Fermo restando che, se i ragazzi (ma il sindaco ci dice che lavorano!) e i loro genitori hanno delle difficoltà a pagare un legale, c’è la possibilità di richiedere il gratuito patrocinio, ci chiediamo: può eticamente un Comune favorire con dei prestiti, ammesso che lo possa fare legalmente e di ciò ci occuperemo nelle sedi opportune, solo una parte delle parti in causa?
Si dà per scontato che la ragazza abbia torto? Cioè si è emessa la sentenza per una delle parti e, guarda caso, la condannata è la ragazza.
Si tratta di minori e noi siamo, ovviamente per il recupero di questi ragazzi, ma questo è il compito degli organi competenti, la collettività di Montalto con in testa il suo sindaco dovrebbe interrogarsi e cominciare ad agire con la riflessione e con atti di prevenzione.
Questo non è un caso limite, come dichiara il sindaco, la cronaca italiana ci sta abituando a sentire sempre più spesso che azioni delinquenziali sono commesse da minori, e sempre più giovani, i nostri dormienti e ameni paesi non sono esenti, e Montalto ne è un esempio, da questo problema globale.
Noi, come Centro antiviolenza, siamo a disposizione della ragazza, anche per costituirci parte civile, e insieme alle donne delle istituzioni e alle donne sdegnate di questa provincia siamo pronte ad agire per verificare la legalità degli atti dell’amministrazione di Montalto di Castro.
Chiediamo, inoltre, un incontro al sindaco e ai consiglieri di Montalto di Castro per un confronto culturale sul piano dei rapporti tra uomo e donna.
Associazione Erinna donne contro la violenza alle donne