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Il sindaco Carai
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Riceviamo e pubblichiamo -
La Provincia di Viterbo peggio della Latina profonda di 30 anni fa, quella di “Processo per stupro” il documentario che ci mostrò una realtà arcaica e degradante e che oggi ci dà la triste sensazione di vivere un eterno presente.
Siamo indignate come donne e donne di sinistra di fronte alla delibera del Comune di Montalto di Castro, a maggioranza di centrosinistra, dianticipare il pagamento della difesa legale agli accusati di stupro di una ragazza di sedici anni.
Il territorio viterbese ha la più alta incidenza di violenze sessuali denunciate in tutta Italia, come risulta da una indagine del 2001 dell’Unioncamere e questo squallido accadimento aggiunge vergogna alla vergogna.
Ci uniamo allo sdegno di tutte le donne fin qui intervenute e ci associamo a Telefono Rosa, l’associazione no profit che assiste le donne vittime di violenza, che invita i cittadini, le istituzioni, le organizzazioni sociali a mobilitarsi contro questa decisione e sollecita l’intervento immediato del ministro dell’Interno Giuliano Amato e dell’Economia Padoa Schioppa al fine di ottenere le dimissioni senza revoca del sindaco Carai, perché solo in questo modo può rispondere chi destina soldi pubblici all’assistenza legale a chi è accusato di stupro nonostante esistano le difese d’ufficio ( ma sono i soldi a garantire la giustizia?).
Qui non siamo più di fronte alla sordità della politica in merito all’emergenza sociale della violenza sessuale, ma alla compiacenza, dove un ente pubblico che invece di assistere e stare al fianco della vittima di un delitto, con un atto senza precedenti che ha del provocatorio, sta con i presunti autori del delitto.
Ricordiamo che, ai sensi della legge in vigore dal 1996, quello dello stupro “di gruppo” è giustamente un’aggravante.
Le dichiarazioni del sindaco che quasi anticipa le decisioni del Tribunale dicendosi fiducioso dell’innocenza del branco suo protetto, di fatto da’ della bugiarda alla ragazza, svilisce il coraggio dimostrato denunciando i suoi aggressori e come più o meno sempre accade, da vittima la si vuol far passare per colpevole.
Abbiamo quindi di fronte un’istituzione che non ha a cuore i diritti di “tutte le persone” ma si mette a capo di una logica di difesa corporativa : “il nostro paese”, “il clan familiare”, senza dubbi, senza intenzioni e capacità di dare risposte adeguate al disagio dei giovani, senza voler rimuovere gli ostacoli alla crescita culturale, all’educazione, al rispetto delle persone.
Evidentemente il qualunquismo corporativo e maschilista è trasversale a tutti gli schieramenti politici.
La politica delle donne si batte da quarant’anni contro la violenza non certo con finalità vendicative e forcaiole, ma mette in campo i mezzi della consapevolezza e della solidarietà fra donne per sconfiggere l’omertà ed ampliare la solidarietà sociale.
Continuiamo a ribadire l’inviolabilità del corpo femminile e quindi che lo stupro è sempre reato e non espressione di sessualità.
Solo rifiutando la cultura patriarcale ovunque si manifesti e partendo dalla nostra cultura e dal nostro sapere, riusciremo a prevenire e superare la violenza.
Solo se la cultura dello stupro nella quale siamo immersi si trasformerà in cultura delle libertà, cambierà in meglio il modo di stare al mondo di noi tutti, donne e uomini.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà militante di sorelle alla ragazza doppiamente offesa, esortandola a procedere con coraggio e determinazione nella battaglia per ottenere giustizia e riconoscimento del valore della propria persona.
Le donne della segreteria del Circolo di Viterbo del P.R.C.
Laura Damiani
Roberta Leoni