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Severo Bruno
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- Non vorrei dir nulla, se fosse possibile vorrei poter scrivere il silenzio, come colonna sonora di questa vicenda straziante.
Silenzio per i poveri genitori, da diciassette anni piegati da quel terribile incidente ed ora posti davanti ad una fatale decisione.
E silenzio per la povera Eluana, un silenzio vicino, rispettoso e solidale.
Il suo bel viso è diventato familiare, sorridente e giovane. In tanti si sono lanciati a sua difesa, criticando anche con veemenza la recente pronunzia della suprema corte, che ha confermato quella della Corte di appello di Milano impugnata dal pubblico ministero.
Dal canto mio mi limiterò soltanto a invocare un intervento legislativo che ponga principi chiari e uguali per tutti, togliendo di mezzo ogni improvvisazione in una materia così delicata. E deve esser fatta chiarezza entro i termini che l'ordinamento ha posto finora e che fisserà per il futuro, non altro.
Spiegatemi ad esempio il senso di una delibera regionale che rifiuti di riconoscere a un cittadino italiano un diritto di cui un organo giudiziario ha ribadito legittimamente la validità e la vigenza.
I singoli medici potrebbero ricorrere alla obiezione di coscienza, non certamente un consiglio regionale o una giunta. Sembra veramente un abuso da condannare senza perplessità.
Neppure può farsi ricorso a principi religiosi che renderebbero legittimo il rifiuto a staccare la spina a una povera sventurata: a questi principi e alle ragioni della fede possono far ricorso i singoli operatori sanitari, medici, infermieri ecc, tutti insomma, salvo una azienda sanitaria con i suoi organi amministrativi.
Nelle pronunzie giudiziarie vi è il riconoscimento della valenza costituzionale della libertà delle persone anche in ordine alle scelte fondamentali sulla vita e sulla morte.
Gli attacchi ai giudici, quindi, sono stati rivolti alla carta costituzionale ed all'ordinamento giudiziario che applica la legge nel rispetto delle regole costituzionali.
Attraverso la pronunzia della suprema corte è garantita la uniformità della interpretazione del diritto in tutto il paese, unica garanzia di parità dei cittadini dinanzi alla legge e della sua sovranità.
Insultare i giudici perciò è un non senso, specie se a farlo sono i politici che hanno varato quelle leggi la cui applicazione è obbligatoria.
Il dibattito sulle implicazioni giuridiche delle decisioni prese mi ha trascinato, ma ora sento più urgente la necessità di riflettere su quanto avverrà a breve, perché questo è il punto, questo è l'appuntamento cui nessuno vuole arrivare, perché per Eluana e per i suoi familiari sta per riprendere il corso del tempo, già fermato per diciassette lunghi anni, con la decisione da prendere e da attuare.
Non solo diritto, ma sopratutto carità, in una vicenda di amore e sofferenza terribile nella sua semplicità.
Viene da dire, perciò, che anche per Eluana il tempo è già stato, ma non è ancora, il passato è già morto proprio come per chi ha smesso di vivere, come Eluana, assente ma ancora viva, persa nell'infinitesimo del tempo presente, dove la vita è un attimo e dove le separazioni non esistono.
Severo Bruno
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