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Federalismo fiscale - ll corsivo di Bruno
Una riforma pericolosa
di Severo Bruno
Viterbo - 30 marzo 2009 - ore 1,30

Severo Bruno
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- Il federalismo fiscale.

Sfido chiunque a spiegare questa formula astrusa, finzione politica e giuridica che definisce federale una ripartizione di competenze all'interno dello stesso ordinamento unitario.

Ma le parole raramente sono usate a caso, specie in casi come questo, in cui una parte politica mena gran vanto per essere giunta a tanto, come se fosse stata decisa la riforma della costituzione repubblicana.

Concretamente, gli argomenti in gioco riguardano sopratutto l'autonomia fiscale degli enti locali ed il loro autonomo potere impositivo e di spesa.

La presidente della regione Piemonte Mercedes Bresso, senza mezzi termini, definisce questa legge una finzione ed una presa in giro, l'Udc la considera un gigantesco spot per la Lega privo di contenuti, altri critici ne denunciano la incostituzionalità.

Di entusiasti si conosce soltanto il promotore Calderoli che la considera a dir poco miracolosa per le casse dello stato e degli enti locali.

Di fatto, attualmente nulla è certo, visto che trattandosi di legge delega, la si deve considerare poco più di una scatola vuota da riempire entro il termine di due anni. Ma già così allarma, vista la delicatezza della materia che mal si adatta a norme delegate.

Altra questione di vitale importanza è la istituzione ed il funzionamento del fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale per abitante, che rappresenta il vero punto di svolta rispetto al sistema dello stato solidale disegnato dalla costituzione repubblicana.

Laddove il gettito fiscale fosse insufficiente a finanziare i servizi per carenze strutturali dell'economia del territorio, il fondo perequativo dovrebbe integrarlo con risorse aggiuntive, la cui misura e le modalità di prelievo non sono allo stato meglio precisate.

Ma allora, se non si superassero queste difficoltà e quindi non fosse ristabilita la solidarietà unitaria dello stato, come potrebbe essere varato a cuor leggero il cosiddetto federalismo fiscale? E chi deciderà queste questioni cruciali?

Una cosa è certa comunque, provvedimenti legislativi di questa natura renderebbero molto più agevole alle regioni un eventuale percorso separatista in quanto potrebbero muoversi su un terreno già disciplinato dalla legge, e compiere quindi l'ultimo passo verso la secessione evitando semplicemente di effettuare i versamenti previsti a favore del fondo perequativo.

Si tratta in sostanza del percorso soft già utilizzato dalla Slovenia che, passo dopo passo, si affrancò dalla Iugoslavia sfruttando riforme avviate in favore della autonomia. Tra i critici della riforma avviata, infatti, molti ne hanno denunciato la pericolosità per la unità del paese.

Forse si tratta di un timore eccessivo, forse corrisponde ad un disegno perseguito, ma certamente su una materia così delicata non ci si può astenere, non si può limitare la decisione ai soli parlamentari, né si può rilasciare deleghe in bianco al governo, ma è indispensabile investire del problema tutti i cittadini in maniera che in caso di consenso, questo sia almeno un consenso informato e consapevole, perciò preventivo su decisioni da prendere e non già assunte e votate.

E se questo diritto appartiene a tutti i cittadini, quali unici depositari del potere di cambiare le regole dello stato unitario, in particolare esso deve essere osservato più precisamente e con attenzione da parte di quelle forze politiche che hanno fatto della partecipazione dei cittadini la loro bandiera.

Severo Bruno

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