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Severo Bruno
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- In questi giorni, in città è sufficiente accennare all'Arcionello per cogliere tra cittadini comuni, giovani e meno giovani, donne e ragazze, e anche tra certi politici, compiacimento e soddisfazione per l'istituzione del parco da parte della Regione.
Soddisfazione e anche meraviglia per l'opportuna correzione nella perimetrazione che ha impedito una ennesima colata di cemento, per giunta in uno dei posti più belli di Viterbo.
Tutti contenti quindi salvo il sindaco Marini il quale sulla vicenda si è dichiarato “ assai contrariato” in nome di un non meglio precisato buonsenso.
C'è da restare sbalorditi. Neppure il classico buon viso a cattivo gioco, senza alcuna cautela il sindaco ha rivelato che lui quella lottizzazione di metri cubi 117mila, proprio la voleva, che quel cemento a Pian di Cecciole al posto del verde era addirittura indispensabile.
La spiegazione completa è giunta nella conferenza stampa successiva: il piano integrato, nella estensione e nella cubatura originaria, doveva intendersi indispensabile per acquisire dai privati quei lavori o quelle risorse necessarie per l'istituzione del parco. In altra parole, i soldi dei privati ci servono e poco importa se in cambio avremo meno parco e meno verde.
Si tratta della cosiddetta urbanistica contrattuale, dicono, che è invece urbanistica della speculazione legittimata, per cui si scelgono le aree più appetibili, le si dichiarano degradate e si contratta poi come recuperarle ed edificarle, al di fuori e al di sopra di ogni regola di piano regolatore, seguendo il criterio puro e semplice della convenienza, tanto al metro cubo.
Ma anche in tempi di ristrettezze di bilancio, questi strumenti appaiono decisamente contrari ad ogni regola di buon governo, visto che il futuro della città non può essere affidato alla sola convenienza del privato, senza una pianificazione territoriale e regole generali per tutti uguali.
Recentemente abbiamo letto e sentito levarsi un grido di dolore per l'Agro romano, trasformato ogni giorno di più in una sterminata periferia anonima con borghi e quartieri con condomini tutti uguali, senza servizi e senza sicurezza. Non meravigliamoci perciò che anche per l'Arcionello fosse stato studiato uno “sviluppo“ del genere; questa volta però il progetto non è riuscito.
La città non è stata sconfitta, ma ha vinto una battaglia di civiltà e di buon governo: qualche costruttore avrà perso una occasione, ma di sicuro ne avrà colto altre.
Nella polemica Marini-Gigli su chi non avrebbe impedito l'inclusione di Pian di Cecciole nel parco, manca un terzo elemento e cioè chi avrebbe la colpa di aver difeso gli interessi della città in tutta questa vicenda, l'unico ad aver compreso l'importanza di quanto è stato invece proposto ed approvato.
Una polemica inutile e di retroguardia, così mi appare, specie a guardarla dalla posizione del sindaco.
Capisco che c'è la preoccupazione di trovar risorse, specie dopo le emorragie delle società partecipate, ma proprio non convince questa trovata.
Il fatto è che le risorse ci saranno e saranno di provenienza regionale. Non dice niente nemmeno questa circostanza? E perché mai allora dovremmo dimenticare l'aspettativa di tanti viterbesi in nome di una necessità che nel caso di specie nemmeno sussiste?
La città quindi non è stata sconfitta, ma ha vinto una grande battaglia per il suo futuro, per il suo sviluppo e l'armonico equilibrio delle esigenze dei suoi cittadini.
Gli sconfitti sono Marini e Gigli, entrambi colpevoli di non aver compreso in tempo che cosa fosse in gioco nell'aula della Pisana.
A proposito, perché non ci fate il nome di chi ha fatto valere ed ha difeso in Consiglio regionale le istanze delle associazioni ambientaliste e dei cittadini viterbesi?
Severo Bruno
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