- «Con questa legge il Lazio va a colmare una profonda lacuna in un settore, quello dei pubblici esercizi, vitale per l’economia regionale. Da oggi le imprese del settore hanno un quadro certo: una legge attesa dal 1991, nata dalla concertazione tra Regione, categorie e consumatori».
Lo afferma l’Assessore alla piccola e media impresa, commercio e artigianato Francesco De Angelis (DS), commentando l’approvazione da parte del Consiglio regionale alla proposta di legge De Angelis: “Disciplina dello svolgimento delle attività di somministrazione di alimenti e bevande”.
«Semplificazione, sviluppo, sussidiarietà, trasparenza verso il consumatore, questi sono i cardini della legge, con cui contiamo di rilanciare un settore fermo da anni. Fino ad oggi, spiega De Angelis, aprire un bar o un ristorante era un’impresa ardua. Occorreva superare gli scogli di diverse Commissioni, che con la loro discrezionalità frenavano le libere iniziative imprenditoriali. Il settore dei pubblici esercizi non aveva regole e ciò comportava gravi disagi anche per le amministrazioni comunali, favorendo al contempo fenomeni anche speculativi.
La legge regionale, quindi, semplifica la materia: accorpando le tabelle merceologiche ed abolendo le commissioni, si favoriscono i nuovi investimenti e l’apertura di nuove imprese. La legge elimina anche la necessità di autorizzazione per l’ampliamento dei locali e la previsione delle distanze minime tra gli esercizi.
I Comuni potranno programmare lo sviluppo sul territorio. Ciò vale in particolare per la città di Roma, che presenta caratteristiche economiche, storiche e turistiche del tutto peculiari, soprattutto nell’area del cuore storico della città. Per questo, abbiamo deciso di concedere al Campidoglio poteri speciali per stabilire criteri ed indici di sviluppo dei pubblici esercizi. Analogamente, per quanto riguarda la spinosa questione dei cosiddetti circoli privati, siamo ad una svolta: da oggi infatti per l’apertura di tali attività sarà necessaria la licenza rilasciata dal Municipio.
È dunque una legge che semplifica ma non liberalizza. La stessa unificazione delle tabelle non vuol dire liberalizzazione tout court. Anzi: chi oggi è titolare di due autorizzazioni, domani ne avrà una sola, ed il suo titolo non sarà più trasferibile. La legge presta particolare attenzione ai consumatori: viene infatti eliminata la voce “pane e coperto” e sarà obbligatoria l’esposizione dei listini prezzi con le eventuali maggiorazioni. Ciò significa, ha concluso De Angelis, che il consumatore saprà in anticipo quanto pagherà per il prodotto acquistato ed il servizio ricevuto».
Il Presidente della commissione Piccola e Media impresa Carlo Umberto Ponzo (DS), nel sostenere i principi ispiratori del provvedimento, la ricordato il lungo lavoro fatto dalla commissione, con l’ascolto di tutti i soggetti interessati. «Abbiamo valorizzato la concertazione per pervenire ad un testo ampiamente condiviso che sburocratizza le procedure che interessano tutto il settore». Ponzo è poi intervenuto anche per dichiarazione di voto.
Francesco Saponaro (Gruppo Misto) ha invitato l’Aula a un’ulteriore riflessione sul testo in esame: «Ci sono dei punti che andrebbero ulteriormente chiariti ha detto per evitare che si crei una sorta di ‘bolla’ di nuove aperture di attività non solo da parte di soggetti che operano con serietà, ma anche da parte di altre figure non verificabili, con il rischio che vengano date altre autorizzazioni ad aperture non sufficientemente vagliate”. Saponaro ha chiesto che il testo sia rimandato in commissione.
Fabio Armeni (Forza Italia) ha chiesto anche lui una pausa di riflessione e il rinvio della legge in commissione. “Mi dispiace ha detto - che si voglia procedere così, non concedendo all’opposizione la possibilità di apportare i propri suggerimenti”.
Di semplificazione ha parlato Gianfranco Bafundi (UDEUR), per il quale l’accelerazione delle procedure è importante per dare risposte a imprenditori che vogliono intraprendere un’attività. “La legge ha detto dà anche risposte alle categorie interessate, con lo sportello per la compilazione, un elemento di trasparenza importante”.
Bruno Prestagiovanni (AN) ha parlato di rischi per il centro storico di Roma con l’approvazione di questa legge: “Si apriranno dei veri e propri supermercati per la vendita di alimenti e bevande, in una logica di deregulation del settore. In questo modo i cittadini non saranno garantiti da nessun punto di vista”. Anche Prestagiovanni ha chiesto il rinvio in commissione.
Guido Milana (Margherita) ha spiegato che nei lavori della commissione c’è stato tutto il tempo per esaminare il testo e non è mancata la concertazione. “Questo settore va regolamentato in termini aperturistici. Noi pensiamo di aver prodotto una legge equilibrata, capace di introdurre un processo di semplificazione amministrativa, con un dinamismo che consentirà ai Comuni di modificare la propria pianificazione. Questa è una legge di programmazione, com’è nei compiti della Regione. Si tratta di una legge che dà risposte agli esercenti e ai consumatori”.
Franco Fiorito (AN) ha detto che occorre pensare anche ai problemi che si potrebbero creare ad alcuni comuni con questa legge e ha invitato a “ragionare ancora prima di vararla per evitare che si aprano altre strutture di vendita che poi non avrebbero mercato, anche nel rapporto tra piccoli esercizi e grandi strutture”.
Massimiliano Maselli (UDC) ha rilevato “la diversità di clima in Aula tra oggi e quando sono passate le leggi sull’agriturismo e sulla non autosufficienza. Il ritorno in commissione della legge non è per rinviare, ma per avviare un rapido confronto per pervenire a una proposta di legge più condivisa. Altrimenti si determinerebbe una liberalizzazione selvaggia che colpirebbe i ristoratori”.
Antonio Cicchetti (AN) ha sostenuto che “oggi c’è bisogno di cambiare in questo settore, ma non di scardinare. Il commercio è un’attività di scambio e la possibilità di successo sono conseguenti ai settori primari dell’economia. Non si può enfatizzare la valenza di questa legge, caso mai si può parlare di modifiche delle normative”.
Rodolfo Gigli (UDC) ha lamentato che alla minoranza “è stata negata la possibilità di partecipazione all’attività legislativa che, invece, deve essere sempre garantita all’opposizione. Credo ha sottolineato - che la prassi fin qui seguita deve essere rispettata: in presenza di proposte di legge simili, si deve ricercare all’interno della commissione competente un testo quanto più possibile condiviso e non, al contrario, assumere unicamente il documento proposto dalla Giunta come è stato fatto in questo caso”.
Nella sua replica l’assessore De Angelis ha precisato che in commissione «non è stata stravolta nessuna procedura, si è scelto soltanto, dopo ampia discussione, di adottare come testo base quello elaborato dalla Giunta. Questa legge ha precisato - è attesa da troppo tempo. Da oggi la Regione assume una funzione che le appartiene: l’offerta di un riferimento certo di programmazione agli operatori. Interveniamo sul settore dei pubblici esercizi, tante realtà economiche cioè, che sino a ieri non era disciplinato dalla Regione Lazio. Vogliamo liberare energie, capacità imprenditoriale e sviluppo del mercato, attraverso una legge equilibrata ha concluso De Angelis - che favorisca nuovi investimenti e occupazione».
Al termine della seduta di ieri si è deciso di rimandare la votazione a questa mattina. Posta ai voti, la legge è stata approvata a maggioranza e con alcuni voti di astensione. Nessun voto contrario.
I principi base
L’impianto della proposta in discussione è basato su strumenti di indirizzo e sviluppo non rigidi, sulla centralità del principio di concertazione e partecipazione al procedimento amministrativo, sullo snellimento burocratico.
Una legge che semplifica, ma non liberalizza.
Credo sia il caso di uscire da un equivoco di fondo, indotto anche da una cattiva, per non dire distorta, informazione che si è fatta. La legge, al pari del Bersani, intende favorire la concorrenza ma in un contesto di poche regole certe.
Anche la formazione e riqualificazione degli operatori e dei loro dipendenti, ed il conseguente innalzamento dei livelli di qualità del servizio al consumatore, costituiscono elementi essenziali della legge, come essenziale, a fini formativi, risulterà essere il ruolo delle componenti sociali, attraverso l’ideazione di percorsi formativi finalmente tarati sulle reali e nuove esigenze dell’imprenditore e dei suoi collaboratori.
La previsione di un’unica licenza, a fronte delle precedenti quattro, consentirà all’imprenditore di diversificare le forme dell’offerta, puntando su combinazioni che, oltre a garantire maggiore facoltà di scelta per il consumatore, contribuiranno a stimolare la concorrenza tra imprese.
Unificare le tabelle non vuol dire liberalizzare in toto. Anzi: chi oggi è titolare di due autorizzazioni, domani ne avrà una sola, ed il suo titolo non sarà più trasferibile
L’eliminazione dell’obbligo di iscrizione al REC, così come l’abolizione delle commissioni comunali e provinciali anticipa e segue quanto stabilito, con il provvedimento del luglio scorso, dal decreto Visco/Bersani.
Anche in questo caso, gli effetti di semplificazione del procedimento amministrativo risultano chiari ed evidenti, e fondamentale a mio avviso è l’eliminazione delle discrezionalità, che oggi fermano troppo spesso la libera iniziativa imprenditoriale.
La proposta di legge non prevede ulteriori autorizzazioni per l’ampliamento dei locali, ed elimina la previsione delle distanze minime tra gli esercizi: anche queste sono scelte finalizzate all’eliminazione di strettoie ed ingessature amministrative, tese a liberare risorse economiche fresche.
Abbiamo prestato grande attenzione alla necessità di creare trasparenza e di servizio ai consumatori.
La legge sopprime infatti la voce “pane e coperto” dai menu, ormai anacronistica, e contiene l’obbligo di esposizione dei listini e la chiara indicazione di eventuali maggiorazioni. Il consumatore deve cioè essere messo nelle condizioni di conoscere in anticipo il prezzo finale. È una scelta di trasparenza che già molti imprenditori hanno compiuto, e che testimonia che la cultura del mercato sta crescendo.
Ma proprio nell’ottica di coinvolgere le ragioni dei consumatori anche a livello di proposta, abbiamo avviato un percorso che porterà all’ingresso dei rappresentanti dei consumatori all’interno dell’Osservatorio del commercio, potendo così decidere insieme agli altri attori del mercato le strategie di sviluppo.
Una legge moderna, dunque, in linea con le tendenze del mercato, che rende i comuni protagonisti dello sviluppo e scommette sulla libera iniziativa imprenditoriale, per favorire nuovi investimenti e nuova occupazione nella nostra regione.